All about jazz italia
Vittorio Lo Conte
Il contenitore "mainstream" continua ad ampliarsi esponenzialmente grazie a produzioni e collaborazioni in ogni angolo del mondo, consentendo un confronto artistico attraverso uno stile che - pur se in parte codificato - lascia ampio spazio a creativitità, complessità e virtuosismo.
In Leap in the Dark abbiamo modo di ascoltare il sassofonista tedesco Jürgen Hagenlocher insieme ad uno dei musicisti più interessanti degli ultimi anni, il trombettista russo, naturalizzato statunitense, Alex Sipiagin (autore di numerose incisioni, da leader per la casa discografica olandese Criss Cross e da sideman, fra gli altri con la band di Dave Holland). Al contrabbasso troviamo Boris Kozlov, anche lui russo e da tempo con la Mingus Big Band.
Il leader è un ottimo sassofonista che bada al sodo ed all'equilibrio del disco con la sua voce calda, a volte di un lirismo appassionante, come nel lento "Dark Turns Bright". Ed anche come compositore ha le idee chiare. Non proprio originalissime in un'area, il post-modale, in cui è difficile fare qualcosa di veramente nuovo, sono degne di nota "Turmoils" o "Leap in the Dark". Oppure il brano che apre il disco, "Polyanna," in cui troviamo Dave Kikoski al piano elettrico, perfettamente congeniale alla scrittura del leader.
Le composizioni del leader sono tutte ben concepite e rodate da tanti concerti che hanno rafforzato l'empatia tra Hagenlocher e Sipiagin. Lo scambio degli assoli, gli unisono, la perfetta sintonia con la ritmica, tutto fa del loro lavoro e di questo disco un'autentica delizia per i palati più raffinati. Si sono scelte esecuzioni piuttosto estese, in cui i solisti hanno modo di trovare spazio per le loro escursioni, specie il sempre ottimo David Kikoski. Tutto sembra funzionare come un meccanismo ad orologeria. Nonostance la lunghezza del disco non c'è un solo momento d'incertezza o cedimento.
Gran disco, che conferma Hagenlocher fra i migliori esponenti del modern mainstream europeo.